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Fra mare e terra



Quando me ne andavo in giro per le montagne lavorando sul libro dei malgari, dalle casere più alte, nelle giornate limpide, il mare lo vedevo come una striscia in fondo, col colore chiaro del miraggio. Ero su un margine, ne vedevo un altro. Ho pensato ai pescatori che, come i malgari, vivono sulla riga del confine e vanno oltre, con la barca entrano nel mare, e il mare è come la montagna, e il confine è il cielo. E così sono partita. È stato come se fossi nata nelle umidità della laguna, e nel grigio acceso della scogliera, in certe giornate di fine ottobre quando correva la nebbia, era come essere sui pascoli di Taront. Ci sono due parole che uniscono i due margini: passione e libertà. Parole che prendono senso nei racconti fatti, nei volti giovani e in quelli segnati dal tempo.

 

Ulderica Da Pozzo

 

Intervista a Mauro Sanson, pescatore di Grado, tratto da ‘Fra mare e terra’.


In laguna stavate nel casone, ce l’ha ancora?
Sì, ancora, ma non più per lavoro. Prima mio papà e mia mamma facevano i pescatori in laguna, fino agli anni ’50, altro tipo di pesca. Nel ’60 siamo venuti a Grado. Gli anni nei casoni da bambino? Tanta miseria, mamma mia! Tanta fame: gli anni ’48, ’49 non c’erano attrezzature, non c’erano motori, era tutto a remi, non era facile; non c’erano le reti di nailon, le reti erano di cotone e andavano tutte marce, dopo.

 

La pesca è una passione? Se tornasse indietro rifarebbe il pescatore?
È un lavoro ma è anche una passione, però per imparare il mestiere devi farlo da piccolo: è impossibile che un ragazzo vada a scuola fino a 20-25 anni, non potrà mai farlo dopo. È la pratica che conta, è fondamentale in questo mestiere, come per il falegname. Per come va la pesca oggi, forse non lo rifarei: perché manca il pesce, non è semplice, c’è troppa disciplina. Una volta si andava a pescare con poche cose, adesso anche le autorità sono pesanti, vogliono tante cose che un pescatore non può stare dietro facilmente […].

 

Le dispiace che i suoi figli non siano pescatori?
No, per come va la pesca oggi non mi dispiace per niente, perché, onestamente, va sempre in meno, da anni: manca il pesce. Ci sono due cose: troppo sfruttamento, da noi stessi pescatori, con le reti di strascico e altre cose, e soprattutto l’inquinamento, che è terribile. Vediamo che il pesce, quando migra, fugge, non sta più fermo, perché sente che l’acqua non è del suo habitat. Dal mio punto di vista, ciò è impossibile da fermare perché è un meccanismo, non puoi tornare indietro dal progresso, è tutto inutile: la campagna, tutta la roba che buttano via per la campagna, quando piove dove va a finire? In mare. Il mare è come un serbatoio e allora... Come nelle città: chi ferma le macchine? Chi va camminando, chi cammina più oggidì, chi? Il progresso porta il regresso, purtroppo. Non so come andrà a finire.

 

Che cos’è per voi la Madonna di Barbana?
Una fede, tirata su dai vecchi: è una fede enorme, perché non è una roba di un anno; si dice che fanno questo pellegrinaggio da 800 anni, la prima domenica di luglio. Non è una cosa da poco, abbiamo il santino in tutte le barche, anche in macchina abbiamo sempre il simbolo della Madonna.