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Le voci dell’acqua



I luoghi scompaiono prima dalla mente che dal territorio. Per cominciare scompaiono i loro nomi, poi anche le carte topografiche lentamente li espellono. Nomi di dèi antichi, spiriti che oggi tentano di darsi alla macchia di fronte all’invasione del Pensiero Unico.

Succede anche con le acque. Sentite che roba: riuMulinut, lag di Taront, Spisuladonda, riu di Neval,fontana dal Gurtiar, Pontaga, Aga di Bragoles. Quasi più nessuno le conosce, e niente ‒ nemmeno il friulano importato per decreto nei pubblici uffici ‒ potrà riempire questo buco nero nella mente del populsalt, onest,lavoradôr. Quest’amnesia, costruita con il rimbecillimento da consumo, è la premessa necessaria per lo scippo finale. La scomparsa dei torrenti, la cancellazione delle sorgenti; paradisi gratuiti, regali di Dio che ci verranno tolti e riconsegnati a pagamento in bottiglie di plastica.

È questo che ci dicono le belle immagini di Ulderica Da Pozzo, instancabile esploratrice della sua terra natìa, la Carnia: riprendiamoci i nostri fiumi e torrenti, a partire dai loro nomi sempre meno pronunciati e conosciuti, ripetiamoli perché non si perdano, percorriamo le loro sponde, portiamoci i nostri bambini.

 

Mani rosse

Di Ulderica da Pozzo, tratto da ‘Luci a nordest’.


Una volta le fontane erano il centro, la vita di ogni borgo. Bellezze antiche dalle forme diverse: rotonde, quadrate, con i volti scolpiti sulla pietra, o gli angoli di tufo. Luogo di incontri, memoria di quando il tempo era condiviso e l’acqua scorreva per tutti. Alle fontane cantavano le donne, giocavano i bambini, bevevano gli animali. Ci si trovava per raccontarsi la giornata nelle sere d’estate e si stava in fila nella neve, d’inverno. La fontana di Stalis, per me bambina, serviva a fare il bagno quando il sole batteva, e a mangiare ghiaccioli quando gelava.
Nei lavadôr si mescolavano sapone di cenere e panni sporchi, mani rosse e segreti, umori e colori che sparivano per sempre, finendo giù nel torrente. I più misteriosi sono i lavatoi lontani dalle case, vicino ai boschi o ai torrenti, con intorno il muschio che ricopre i sassi. Se ti fermi in quei luoghi, nel silenzio, pare ancora di sentire le antiche presenze che facevano compagnia alle donne mentre lavavano e allargavano il bianco delle lenzuola nel lavatoio a raccogliere i benefici di una sorgente che usciva limpida dalla terra nera. Essa portava alla luce il bene sotto forma d’acqua e trascinava via i cattivi pensieri delle notti solitarie, il calore rosso del sangue, i pianti dei bimbi.